Berchta, la Befana
“La befana è quel misterioso personaggio che nessuno è riuscito a cristianizzare, sopravvissuto come mito pagano malgrado il tentativo di sostituir la sua festa con quella dei Re Magi (rigorosamente maschi, anche se, anche loro, puzzano un po’ di zolfo: sono alchimisti in odore di magia).”
Michela Zucca
L’Epifania è un esempio di come alcuni culti precristiani abbiano resistito al spesso subdolo e violento tentativo della Chiesa di estirparli. La Befana infatti è sopravvissuta nei secoli a dispetto di tutti i tentativi di essere sostituita con la festa dei Re Magi, e di quelli di far passare questa Dea Pagana per una brutta, anche se simpatica, strega.
Costei è la dea Berchta “la Splendente”, Signora delle Bestie e in qualche modo personificazione invernale della dea Diana. Berchta era solita comparire nel periodo del Solstizio d’Inverno in due orme distinte: a volte una dama bianca come la neve, altre volte un’anziana signora. Questa Dea era tipica delle regioni alpine ed aveva la funzione di benedire i raccolti ed il fuoco, e di presiedere alla rinascita della Natura.
Anche oggi, nelle comunità alpine, si è soliti celebrare questa Dea con l’accensione di grandi Falò, chiamati Panevin, sotto i quali tutta la comunità si riunisce per esorcizzare le paure dell’inverno ormai verso la fine e fare i buoni propositi per l’anno nuovo, il tutto accompagnato da canti, pinza e vin brulè.
Per quanti volessero ammirare questa ormai sempre più rara espressione del sano folkrore contadino, aggiungo la mappa dei penevin della mia terra, il Quartier del Piave.
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