Beltane

1 Maggio 2014 at 00:01
Beltane-May2000

BELTANE per il popolo Celtico e Primiera secondo la Stregheria, Calendimaggio si celebra tradizionalmente la notte del 30 aprile sul 1 maggio. Seconda delle due grandi feste di passaggio del Calendario Stregonesco, celebra la fine del lungo inverno governato dal Dio, e l’avvento della feconda estate governata dalla Dea. Per le popolazioni pastorali come quella Celtica, le stagioni erano solo due: solo più avanti, con l’agricoltura, vennero aggiunte altre divisioni.

I rituali popolari di maggio propiziavano il fiorire della natura, e di riflesso la stessa vitalità e passione umana. Tutti i rituali Beltane celebrano la fecondità e la rigenerazione della terra, tramite grandi fuochi che venivano spesso accesi in coppia. Tra i fuochi veniva fatto passare il bestiame, allo scopo di propiziarne la buona salute e fertilità, prima d’esser condotto ai pascoli estivi. Tra i fuochi si danzava facendo alti salti, spesso le donne cavalcando lunghi bastoni, poi mascherati da scope, in una frenetica danza di fertilità. Quando le fiamme iniziavano ad abbassarsi le persone saltavano i fuochi per propiziarsi la fortuna, e una volta spenti i fuochi le ceneri venivano sparse sui campi per augurare fertilità. Per i Celti, Beltane era anche la festa della Natura, per questo rami e fiori venivano portati dai boschi di buon mattino per decorare le abitazioni o per fare ghirlande, che i giovani portavano per le strade cantando e ballando. Spesso una ghirlanda, di chiaro simbolo femminile, veniva inchiodata a un albero spoglio di rami, di ovvio simbolo fallico.

In Galles era usanza che nove uomini si spogliassero di tutti gli oggetti metallici, e andassero nel bosco a raccogliere nove diversi tipi di legna dagli alberi sacri dei Druidi: Sorbo selvatico, Quercia, Salice, Nocciolo, Betulla, Biancospino, Melo, Pino, Vite e Rovo. Questi legni venivano poi inseriti in una buca e accesi sfregando due bastoncini di quercia. Il numero nove nella tradizione celtica indica completezza, ed è quindi simbolo del Tutto.

Usanza diffusa era anche quella di portare nelle piazze del villaggio un grande albero, e di adornarlo con i frutti della terra. L’albero nuovo portava nel villaggio il suo spirito, assicurando prosperità e rinascita. L’albero dell’anno precedente veniva bruciato danzando e “facendo il giro tre volte verso sud”, ovvero in senso orario, ed i campi venivano cosparsi di queste ceneri dal valore tanto esorcizzante quanto fertilizzante.

In tempi più moderni l’albero di Beltane venne sostituito da un lungo palo con alla sommità una ruota di carro ad otto raggi, il famoso palo della cuccagna o Palo di Maggio, che veniva decorato con ghirlande di fiori e poi, nel corso dei festeggiamenti, con dei nastri colorati che venivano intrecciati sul palo tramite una danza elaborata. L’appenderei frutti e vivande a questi alberi e pali era un gesto di ringraziamento alla divinità basato sul concetto di magia simpatica, a cui la cultura contadina teneva molto, per il quale il simile produce il simile.

In alcune tradizioni a questo spirito arboreo venne dato un aspetto antropico, tramite figure dal volto umano e attributi agresti, o con grandi falli a simboleggiare la loro natura fecondatrice e vitalizzante. Da queste rappresentazioni presero vita alcune tradizioni tutt’ora espletate in Italia, in cui lo Spirito Silvano, personificato con bambole e pupazzi, viene arso nei falò simboleggiando la natura che muore per poter rinascere. Ben lontano quindi dal successivo significato cristiano di purificazione dal male.

In questo momento di caos e passaggio, simile e contrapposto al Capodanno Stregonesco di Samhain, si ritenevano possibili i contatti tra i diversi mondi, in particolare con il Sidhe, il regno fatato dei celti: in questo periodo le fate appaiono agli umani, e molte leggende associate a queste feste riguardano spesso gli incantamenti dell’Altro Mondo, e in tutto il folklore europeo si prendevano precauzioni contro le fate e gli spiriti malvagi.

L’etimologia della parola Beltane sta a significare “i fuochi di Bel”, i quali venivano accesi in questo periodo in onore di Bel il Luminoso, conosciuto anche come Belenos o Balor, dio della Luce e del Fuoco e controparte celtica del greco Apollo, del gallico Cernunnos e del britannico Herne, tutti signori del sole, del bosco e degli animali. Ognuno di questi culti si rinnova nel culto del dio Pan, che sopravvisse a lungo anche in periodo medioevale, contribuendo a creare l’immagine delle streghe adoratrici del Demonio. Tutte queste Deità hanno in comune l’aspetto del Dio Cacciatore che feconda la Dea Fanciulla, aspetti rappresentati dai due temi che dominano la festa di Beltane: Fertilità e Fuoco.

II falò rituali, accesi a coppie, rappresentano la congiunzione maschile e femminile, propiziando in questo modo la fertilità per coniunctio. Questo incrocio tra mondi e unione maschile e femminile è rappresentato dalla croce decussata, cioè la X: due triangoli aperti, uno sopra l’altro, simboleggianti lo scambio e l’apertura tra le dimensioni che avviene in questo sabba. Ma la X rappresenta anche la moltiplicazione, quindi la fertilità: i semi piantati a Ostara sono diventati alberi rigogliosi che si ricoprono di frutti.

Beltane è, come Samhain, un momento molto particolare dove il nostro mondo e gli altri si incrociano, dandoci l’opportunità d’entrare in contatto con spiriti e altre entità fatate. Pianta sacra di questa festività è infatti il Biancospino, strettamente legato al mondo delle Fate che, secondo la leggenda, abiterebbero proprio questo arbusto. Il Biancospino è l’albero della speranza, del piacere e della protezione.

La Stregoneria, quella vera, ha le mani sporche di terra, ed è con questa festa che se ne celebra la fertilità. In questa occasione non si cerca solo l’evoluzione spirituale, ma anche l’abbondanza che la terra ci offre: in questo sabba ricordiamo che la Magia non scaturisce solo dalle meditazioni e dagli studi, ma ha al contrario profonde radici agresti. Questo momento è propizio per lasciarsi alle spalle gli ultimi pesi e resti dell’inverno trascorso, sfruttando il momento di passaggio per proiettarsi verso la rinascita, la fertilità e l’amore che sboccia nella stagione primaverile.