Schopenhauer e l’elogio alla Solitudine
SCHOPENHAUER è certamente uno dei più grandi pensatori del XIX secolo, e ci ha lasciato una preziosa eredità di scritti, pensieri, idee sempre disilluse e brutalmente realistiche della natura umana. Ho scelto tre particolari pensieri, che contengono il pensiero, particolare, crudo, ma profondo e saggio, di questo grande filosofo riguardo uno dei concetti più fraintesi e meno considerati in questa nostra epoca moderna: la solitudine.

Ciascuno fuggirà, sopporterà, oppure amerà la solitudine, in una proporzione esatta con il valore della sua personalità. Nella solitudine infatti il miserabile sente tutta quanta la sua miseria e il grande spirito tutta la sua grandezza, ciascuno in breve sente di essere ciò che è.
L’uomo ricco di spiritualità aspirerà anzitutto all’assenza di dolore, all’essere lasciato in pace, alla calma e all’ozio, cercherà dunque una vita tranquilla, modesta, ma quanto più è possibile indisturbata, e in conformità a ciò, dopo aver conosciuto per qualche tempo i cosiddetti uomini, sceglierà la vita ritirata e, nel caso che si tratti di un grande spirito, addirittura la solitudine.
La vera e profonda pace del cuore e la perfetta tranquillità d’animo, che costituiscono subito dopo la salute il più grande bene terreno, si trovano soltanto nella solitudine, e come stato d’animo duraturo solo nel più profondo isolamento. Se in tal caso la propria individualità è grande e ricca, si godrà dello stato più felice che possa venir ritrovato su questa povera terra.
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