La Depressione da San Valentino, e come combatterla
Abbiamo già parlato della storia di San Valentino, e di come questa festa della fertilità sia stata prima soppiantata da una ricorrenza cristiana, quindi diventata fenomeno di costume. Negli ultimi decenni, la crescente popolarità di questa celebrazione la ha trasformata in un fenomeno commerciale, con un giro di affari da miliardi. Come sempre quando il materialismo sfrenato si sostituisce alla spiritualità ed alla tradizione, al crescere della diffusione è cresciuto di pari passo anche un senso opprimente ed un malessere diffuso: il soffocante senso di ansia di molte coppie che si sentono in qualche modo obbligate a celebrare questo momento con gesti eclatanti per poter essere in qualche modo “all’altezza” del momento, con conseguente senso di inadeguatezza e di inferiorità del loro rapporto amoroso in confronto alle storie da romanzo e da film.

L’altra faccia della medaglia di San Valentino risiede in quelle persone che, per scelta o per destino, non hanno un compagno od una compagna, soprattutto se hanno perduto da poco l’amore. Sempre di più negli ultimi anni si registra, tra queste persone, quella che ormai viene definita anche in psicologia depressione da San Valentino, una forma specifica di disagio che si prova quando ci si sente soli nel periodo di questa celebrazione, ed è causata dal costante bombardamento mediatico verso l’obbligo del festeggiamento. Questo fa si che chi è in qualche modo solo a San Valentino si senta sbagliato, inadeguato, indegno di far parte della società che lo vuole diverso da com’è. Ma come combattere, quindi, queste sensazioni negative ed il senso di sofferenza che provocano?
Emozioni legate alla perdita
Quando una storia finisce, subentrano emozioni molto specifiche, tra cui ansia, tristezza e depressione. Quando una rottura ci lascia pessimisti verso il nostro futuro amoroso, subentrano cinismo e disperazione. Se ci sentiamo rifiutati, oltre alla disperazione sopraggiungono senso di inadeguatezza e quindi rabbia. Spesso inoltre percepiamo la fine di una relazione come un fallimento personale, che porta a provare vergogna e senso di colpa. La prima cosa da fare è di accettare tutti questi sentimenti come naturali, quindi invece di ignorarli o reprimerli, è importante lasciarli fluire nel loro naturale decorso. Solo permettendo a se stessi di affrontare le conseguenze emotive di una perdita, possiamo guarire.
Come guarire da una rottura in amore
Ti stai chiedendo cosa fare se, dopo una rottura o a causa della solitudine, ti senti triste o depresso questo San Valentino? Ovviamente non esistono regole valide per tutti, ma di seguito riportiamo alcune strategie spesso utili:
La migliore via d’uscita è attraversare la difficoltà
Tutte le emozioni, compresi i sentimenti di perdita e rifiuto, aiutano a plasmare la nostra vita interiore. Ogni sentimento, anche il più opprimente, è sempre temporaneo: cerca di ricordare che, dandogli solo un poco di tempo, questa sensazione passerà.
Evita l’uso di sostanze
L’uso di alcol, marijuana, Xanax, Klonopin o altre droghe per intorpidire le nostre emozioni può sembrare molto allettante quando proviamo sentimenti di rifiuto, disperazione o solitudine. Pur offrendo un sollievo a breve termine, nel lungo termine questo metodo crea problemi più grandi rispetto a quelli iniziali, in quanto interrompe il naturale processo di elaborazione dei sentimenti negativi, che quindi non potranno fluire naturalmente lontano da noi.
Non lasciare che la rabbia diventi una distrazione
È comune sentirsi arrabbiati dopo una rottura, è una reazione del tutto comprensibile. Tuttavia, a volte ci si aggrappa alla rabbia per sfuggire alla tristezza, e per mantenere un senso di controllo sulla situazione, e per evitare di affrontare i dubbi riguardo ai nostri rapporti repazionali. Inoltre, se la rabbia ci porta a litigare con le altre persone, essa stessa si alimenta in un circolo vizioso di negatività, che non solo alimenta i nostri malesseri, ma ci impedisce di sentire le emozioni sottostanti. Una strategia più sana consiste sempre nell’affrontare i sentimenti invece di nasconderli: imparando ad affrontare i nostri dubbi ed a tollerare le emozioni spiacevoli, la rabbia perderà il suo fascino e smetterà di sembrare una soluzione.
Separare i pensieri dai sentimenti
La razionalizzazione dei pensieri, per separarli da quelli dettati dai sentimenti negativi, prende il nome di terapia cognitivo-comportamentale, ed è un trattamento usato per aiutare in caso di depressione. Questo metodo insegna che è fondamentale separare i pensieri dai sentimenti, anche se questi sembrano spesso sovrapporsi. E’ il caso, ad esempio, del classico pensiero successivo ad una rottura: “Nessuno vuole stare con me, non sono degno di avere una relazione”. Questa è ovviamente l’errata razionalizzazione di un sentimento, non un pensiero dettato da una riflessione. Distinguendo i nostri pensieri dai nostri sentimenti, scopriremmo che solo i primi sono positivi e ci possono aiutare, i secondi invece tenderanno ad affossarci.
Prova il dialogo interiore positivo
Il modo in cui pensiamo a un evento influenza il modo in cui ci sentiamo al riguardo. Quando ci riscopriamo ad essere in un loop di pensiero negativo, come ad esempio “ogni relazione che ho avuto è fallita”, dobbiamo sforzarci di sostituire quel tipo di pensiero con qualcosa di più incoraggiante, come ad esempio “non ho ancora incontrato la persona giusta”. Al posto buttarci giù con pensieri del tipo “non incontrerò mai nessun altro”, proviamo invece a dirci qualcosa di più ottimista ed obiettivo, come ad esempio “ho avuto cinque relazioni romantiche nella mia vita, quindi non c’è motivo di credere che questa sarà l’ultima”. Riformulando positivamente la nostra esperienza, possiamo cambiare la nostra prospettiva della perdita.
Chiedere aiuto
Non c’è un periodo stabilito e considerato “normale” per l’elaborazione di una perdita: tutto dipende da ciascuno di noi. Per questo, quando sentiamo di non potercela fare più e quando vediamo che le tecniche sopra descritte falliscono, non vergognamoci di chiedere aiuto ad un amico, ad un parente, ad un professionista. Spesso il mondo ci sembra sempre molto più oscuro ed i problemi molto più grandi, quando li teniamo dentro di noi.
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